Montone, la Valle del Carpina e i suoi castelli

Benvenuti nel sito del Castello del Cardaneto, citato già nell’VIII secolo come sito fortificato a difesa della linea bizantina per frenare l’avanzata longobarda..

Oggi sede di storia e collezioni enogastroniche oltre che residenza turistica.

Nel sistema viario altotiberino, la valle del Carpina ha goduto di una maggiore frequentazione rispetto ad altre direttrici, per il collegamento diretto che garantiva con la strada Flaminia all’altezza di Cagli o presso la gola del Furlo, dopo aver attraversato l’abitato di Apecchio e aggirato il Monte Nerone sul lato settentrionale. La presenza di capoluoghi come Montone e Pietralunga sottolinea l’importanza di questo tracciato storico che in basso si raccorda con le vie che provengono dalla Toscana lungo le valli dei torrenti Niccone, Nestore e Aggia. A questo sistema di corridoi trasversali corrisponde una rete di insediamenti fortificati di difesa, costruiti sulla sommità dei colli più elevati e circondati da solide mura che seguono le curve di livello in maniera avvolgente per renderli inespugnabili (Prof Giovanni Cangi)

I Cardaneti, storici proprietari del castello, trassero origine
da Montone e Braccio Fortebracci nel 1410
diede risalto a questa famiglia ,
allorchè abboccandosi con gli Ambasciatori
Fiorentini , disse loro che i Cardaneti
provenienti dal Castello di Cardaneto
ebbero parte nella edificazione
di Montone

    Tra i discendenti della Famiglia Cardaneti ricordiamo il retore Orazio Cardaneti cosi descritto da Claudio Mutini (Treccani)

    Egli nacque a Perugia nel 1531 da Macario e da Bonifazia Oliva. Le agiate condizioni di famiglia gli permisero di frequentare maestri di una certa risonanza nella città natale, quali Cristoforo Sassi, insegnante di greco e di latino, e Iacopo Griffoli di Lucignano, i cui benefici influssi sulla formazione culturale del C. sono stati concordemente sottolineati dai biografi.

    Prima del 1564 si reca a Firenze dove sente le lezioni di Pier Vettori. Nel 1566 è chiamato a ricoprire la cattedra di retorica presso lo Studio perugino succedendo al Griffoli; nel 1569 è temporaente a Siena; poi fa ritorno a Perugia ove continua fino al 1578 l’attività di insegnante di retorica. Suo allievo fu Baldassarre Ansidei che fu istituito dal testamento del Cardaneti erede usufruttuario dei suoi averi, la cui proprietà fu garantita nello stesso documento all’Ospedale grande di Perugia.

    Lasciò una traduzione del ciceroniano Laelius (Dialogo di Cicerone della amicizia intitolato il Lelio, “a Messer Gio. Battista Cantucci”, al quale il traduttore si rivolgeva in una lettera che serve da introduzione all’edizione soffermandosi sulla necessità che hanno gli uomini di coltivare questo sentimento, Firenze 1559); due orazioni, indicanti forse una più vasta attività (Orario habita in funere F. Vincentii Herculani Episcopi Perusini in Aede DDominici, Perusiae, apud Andream Brixianum, 1586: l’orazione fu recitata il 1º novembre dello stesso anno di cui copia è custodita all’interno del castello

    Orario initio studiorum habita Perusiae in Aede DLaurentii Anno 1581, Perusiae, apud Petrum Jacobum, Petrutium, 1588);

    alcune Rime raccolte in varie antologie dell’epoca (e poi ristampate da G. Vincioli nella silloge dei Poeti perugini, I, Perugia 1720, pp. 205 ss.

    un buon numero di versi del C. furono anche inseriti nelle Poesie sacre di Timoteo Bottonio pubblicate per la prima volta a Perugia nel 1779, I, pp. 70 ss.);

    epistole e lettere, di cui rimane solo qualche traccia nell’epistolario di Marco Antonio Bonciano (edito a Perugia nel 1614: cfr. pp. 44 ss.), che fu amico e corrispondente del C., nonostante la più giovane età, e il cui carteggio con lo scrittore perugino è documentabile dal 1580 alla morte del Cardaneti.


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